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Facebook e Instagram a pagamento: Meta aggiunge il paywall

Probabilmente lo hai già visto: Meta ha lanciato un’opzione a pagamento per le sue piattaforme, Facebook e Instagram. L’abbonamento a Facebook permette all’utente di avere una versione del social media priva di annunci pubblicitari. Stando a quanto rilasciato da Meta, il paywall è un modo per adeguarsi alle normative europee.

Facebook a pagamento
Il modello “Pay or OK” di Meta sotto i riflettori dell’UE

Il modello di abbonamento “Pay or OK” di Meta, che consente agli utenti di optare per un’esperienza senza pubblicità su Facebook e Instagram dietro pagamento, ha suscitato attenzione ma anche preoccupazione in tutta Europa. Paul Tang e Kim Van Sparrentak del Parlamento europeo hanno chiesto alla Commissione europea di fare chiarezza sulla legalità di questo modello, mettendo in dubbio la sua conformità con le norme in materia di protezione dei dati.

Le associazioni europee dei consumatori di otto Paesi, tra cui Repubblica Ceca, Danimarca, Grecia, Francia, Norvegia, Slovacchia, Slovenia e Spagna, hanno presentato ricorsi contro il modello di abbonamento di Meta. Coordinate dal gruppo paneuropeo dei consumatori BEUC, lamentano come la raccolta dei dati praticata da Meta violi il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dell’UE. La Vicedirettrice Generale del BEUC, Ursula Pachl, ha sottolineato la necessità per le autorità garanti di affrontare il “trattamento sleale dei dati” e la violazione dei diritti fondamentali messi in atto da Meta.

Il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) dovrebbe pronunciarsi sul modello “Pay or OK”, con possibili ripercussioni sugli standard di raccolta dei dati a livello mondiale. Ad esempio, la decisione dell’EDPB potrebbe influire sulla riforma in corso della legge australiana sulla privacy, evidenziando il timore di una crescente diffusione di “modelli di business basati sulla sorveglianza”.

Inoltre, la Commissione europea ha formalmente chiesto a Meta informazioni ai sensi del Digital Services Act riguardanti le pratiche pubblicitarie, i sistemi di raccomandazione e la valutazione dei rischi rispetto a questo modello di abbonamento. La richiesta testimonia lo spirito di iniziativa della Commissione a verificare che le piattaforme di servizi digitali operino nel pieno rispetto delle norme.

Nel frattempo l’Information Commissioner’s Office (ICO), ovvero l’autorità per la protezione dei dati del Regno Unito, ha avviato una richiesta di informazioni per valutare la conformità dei modelli “Pay or OK” alle normative sui cookie di terza parte. Questa mossa riflette l’impegno dell’ICO ad aggiornare le linee guida sulla conformità dei cookie tenendo conto delle implicazioni pratiche per le aziende e gli operatori del settore della pubblicità digitale.

Mentre le autorità competenti e le associazioni dei consumatori continuano a esaminare il modello di abbonamento di Meta, l’esito di queste iniziative potrebbe avere implicazioni significative sugli standard di privacy e le pratiche di pubblicità digitale in tutto il mondo.

noyb ha presentato una denuncia contro Meta all’autorità austriaca per la protezione dei dati. Gli utenti europei di Instagram e Facebook si trovano di fronte a una scelta amletica: acconsentire al tracciamento dei dati per gli annunci personalizzati o pagare una tariffa annuale, che può ammontare fino a 251,88 euro, per proteggere i propri dati. Questa pratica, considerata una “tassa sulla privacy”, è stata criticata per i suoi costi elevati. Stando alle statistiche del settore, solo il 3% degli utenti è favorevole al tracciamento, ma oltre il 99% non è disposto a pagare importi del genere. Il precedente creato da Meta, se non contrastato, potrebbe innescare un effetto domino e portare altre aziende ad adottare politiche simili, con un aumento dei costi per la privacy. Per un utente medio che usa uno smartphone con 35 app installate, tali costi si aggirerebbero sugli 8.815 euro all’anno.

In seguito alla denuncia di noyb, il BEUC insieme a 18 delle organizzazioni membri ha presentato il 30 novembre 2023 un ricorso formale alla Commissione europea, in cui il controverso modello “pay-or-consent” di Meta è considerato una violazione della direttiva UE sui diritti dei consumatori. Mentre noyb ha fatto leva sulla legislazione in materia di protezione dei dati, il BEUC è andato oltre i confini nazionali portando il caso direttamente all’attenzione della Commissione europea e inquadrando le accuse nell’ambito della tutela dei consumatori.

Come funziona Facebook a pagamento?

Il 30 ottobre 2023, Meta ha annunciato un nuovo modello di abbonamento per Facebook e Instagram. Gli utenti nell’UE, nello Spazio Economico Europeo e in Svizzera potranno ora scegliere se continuare a usare le piattaforme di Meta gratuitamente, accettando di ricevere annunci personalizzati, o pagare un abbonamento per smettere di vedere gli annunci.

Il prezzo dell’abbonamento a Meta varia in base al dispositivo su cui si utilizza:

  • 9,99€ al mese per la versione web;
  • 12,99€ al mese per iOS e Android.

La decisione di Meta è un modo per rispondere ai reclami relativi alle sue attività di trattamento dei dati e per adeguarsi alle normative europee. Infatti, sempre quest’anno, il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) ha dichiarato illegale il metodo che Meta utilizzava per aggirare la richiesta del consenso degli utenti. Anche la Corte di giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha appoggiato questa posizione, confermando che le pratiche di utilizzo dei dati di Meta nell’UE sono state illegali dal 2018 al 2023.

L’uso di paywall è consentito nell’Unione Europea?

Secondo il GDPR, il consenso deve sempre essere prestato liberamente. Ecco perché le Autorità per la protezione dei dati dell’UE sono generalmente contro l’uso di paywall. Tuttavia, nell’ultimo anno, sempre più Autorità hanno dichiarato che l’uso di paywall può essere considerato una soluzione accettabile, a patto che gli utenti sappiano esattamente a cosa prestano il consenso e che paywall fornisca effettivamente un’alternativa equivalente al consenso.

La discussione su questo tema è ancora piuttosto accesa. Va notato però che Meta non è la prima azienda ad aggiungere un paywall sulle proprie piattaforme. Tante altre, soprattutto editori, hanno già introdotto un’opzione a pagamento, come modo per rispettare i diritti alla privacy degli utenti e allo stesso tempo preservare le loro capacità di guadagno.

Alcuni modi legittimi per recuperare il consenso

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