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I nuovi termini di servizio di Zoom: analisi dei timori per la privacy e per l’addestramento dell’AI

Zoom, la famosissima piattaforma di videoconferenze, ha recentemente aggiornato i suoi termini di servizio, destando timori e discussioni tra utenti ed esperti di privacy. 

Le modifiche, a prima vista, lasciavano intravedere una prospettiva inquietante: che Zoom potesse utilizzare l’intelligenza artificiale (AI) per analizzare audio, movimenti facciali e persino conversazioni private senza alcuna limitazione.

Prima ondata di reazioni e chiarimento

Le modifiche ai termini di servizio di Zoom hanno subito innescato un’ondata di reazioni, sopratutto perché inizialmente sembrava che non fosse possibile escludere questo utilizzo dei dati. 

Il clamore è stato tale da spingere Zoom a rispondere. In un blog post, l’azienda ha chiarito che non avrebbe utilizzato contenuti audio, video o chat per l’addestramento dei modelli di AI senza il consenso esplicito del cliente.

Capire i tipi di dati

Zoom può raccogliere due categorie distinte di dati:

  1. Dati generati dal servizio: includono la posizione dell’utente, le funzionalità di interazione e altri dati non relativi ai contenuti. I nuovi termini di servizio suggeriscono che questo tipo di dati potrebbe essere utilizzato per l’addestramento dell’AI senza alcun consenso aggiuntivo.
  2. Contenuti del cliente: comprendono i dati generati dall’utente come le trascrizioni degli audio e delle chat. 

Consenso dell’utente e potenziali problemi per la privacy

Zoom ha chiarito di poter utilizzare le videochiamate e le trascrizioni delle chat per addestrare l’AI, ma solo se l’utente presta il suo consenso.

Se l’organizzatore di una riunione acconsente a condividere i dati, resta inteso che anche tutti gli altri partecipanti dovranno condividere i propri dati se restano nella chiamata, con potenziali problemi significativi per la privacy.

I timori dei difensori della privacy

Per i difensori della privacy, l’ampiezza dei termini di servizio di Zoom desta preoccupazioni. Si teme infatti che, al di là degli obiettivi dichiarati pubblicamente di riepilogo delle riunioni, l’azienda possa avere altre intenzioni riguardanti invece vari progetti di AI. In un mondo sempre più dipendente dalla comunicazione virtuale, la chiarezza e la trasparenza di tali termini diventano fondamentali.

Modifiche ai T&C di Zoom

Nel marzo 2023, Zoom ha modificato i suoi termini di servizio per offrire chiarezza sulla titolarità dei contenuti in tutta la piattaforma. Ecco i termini in breve:

  • Sezione 10.1: I clienti sono i titolari e controllano i propri contenuti video, audio e chat. Zoom può utilizzarli per offrire servizi a valore aggiunto, ma la titolarità resta dei clienti.
  • Sezione 10.2: I dati generati dal servizio, come le informazioni telemetriche e diagnostiche, sono considerati dati di Zoom e possono essere utilizzati per migliorare la user experience.
  • Sezione 10.4: Questa sezione assicura che Zoom possa fornire servizi a valore aggiunto (ad es. le registrazioni delle riunioni) senza domande sui diritti di utilizzo, sempre nel rispetto della titolarità del cliente. Per quanto riguarda l’AI, Zoom sottolinea di non utilizzare i contenuti a fini di addestramento senza consenso.

Restano i timori tra gli esperti di privacy

Nonostante il chiarimento di Zoom, gli esperti di privacy continuano a mettere in guardia che i termini aggiornati non vietano all’azienda di utilizzare i dati dei clienti a fini di addestramento dell’AI. La vaghezza dei termini risulta sempre allarmante, sollevando interrogativi sull’entità dell’utilizzo dei dati e sulla protezione della privacy durante le riunioni virtuali.

Le recenti modifiche ai termini di servizio di Zoom hanno aperto il vaso di Pandora dei timori, delle domande e dei dibattiti continui in materia di privacy. 

Sebbene l’azienda abbia tentato di fornire chiarimenti, permangono le ambiguità, evidenziando la costante tensione tra progresso tecnologico e privacy degli utenti. 

La situazione sottolinea l’importanza di una comunicazione chiara e di solide tutele della privacy, soprattutto in un’epoca in cui le nostre vite virtuali stanno diventando essenziali quanto quelle fisiche. Resta da vedere in che modo Zoom si destreggerà in questo panorama complesso, ma una cosa è chiara: il dibattito su privacy, consenso e addestramento dell’IA è tutt’altro che concluso.

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